A questa domanda, da ragazzi, i miei amici davano sempre la stessa risposta: “La fessa”. Io, invece, rispondevo: “L’odore delle case dei vecchi”. La domanda era: “Che cosa ti piace di più veramente nella vita?” Ero destinato alla sensibilità. Ero destinato a diventare uno scrittore. Ero destinato a diventare Jep Gambardella
Quel che si nasconde dietro la realizzazione del Tributo a La Grande Bellezza è il sentimento profondo di ignara decadenza in cui siamo immersi nella vita di ogni giorno, quello che ci fa ignorare una mastodontica statua in marmo di fronte ad un’elegante, ma molto vistosa, giacca gialla.
La condizione umana stessa ci porta a non vedere “gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza”, inneggiando così alla nostra essenza più miserabile, ormai avvezzi ad un’esistenza con la bellezza sullo sfondo. Così, anche come monito personale, il Tributo alla Grande Bellezza ha convissuto con l’autore, su uno sfondo presente, vivido, che quasi infastidiva il decorso del quotidiano, per renderlo reale e tangibile.
Jep è il fulcro dell’attenzione, la totalizza su di sé e lasciando ben poco al resto; non c’è una trama vera e propria, non si celebra nemmeno il personaggio, lo si osserva semplicemente, immobili, come se guardassimo alla realtà attraverso lui.
La cura per il dettaglio è stata maniacale, centrale nella realizzazione del concept che stava dietro l’opera. Nulla è lasciato al caso, ogni particolare è stato più e più volte lavorato, per ottenere una sorta di perfezione, ovvero ciò che rende grande la bellezza, ma destinata ad essere ignorata.
Come un fregio, abbandonato casualmente su un palazzo nel centro di una cittadina qualunque. Invisibile e solo.
Finisce sempre così. Con la morte. Prima, però, c’è stata la vita, nascosta sotto il bla bla bla bla bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore. Il silenzio e il sentimento. L’emozione e la paura. Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile. Tutto sepolto dalla coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo. Bla. Bla. Bla. Bla. Altrove, c’è l’altrove. Io non mi occupo dell’altrove. Dunque, che questo romanzo abbia inizio. In fondo, è solo un trucco. Sì, è solo un trucco.